Rischi per l'uomo
Nonostante l'assenza di casi confermati di CWD nell'uomo, si legge su The Conversation, le preoccupazioni persistono a causa di diversi fattori. In primo luogo, gli studi hanno dimostrato che i prioni responsabili della CWD possono infettare e propagarsi nelle cellule umane, sollevando lo spettro di una potenziale trasmissione.
In secondo luogo, gli esseri umani sono già esposti ad animali potenzialmente infetti cacciandoli e mangiandoli. I rapporti suggeriscono che nel 2017 sono stati consumati dall'uomo tra i 7mila e i 15mila animali infetti da CWD all'anno, con un aumento annuale del 20%.
Inoltre, le difficoltà intrinseche associate al rilevamento e alla diagnosi delle malattie da prioni nell'uomo complicano ulteriormente la situazione. A differenza degli agenti infettivi convenzionali, i prioni non scatenano una risposta immunitaria, rendendoli difficili da individuare con i mezzi convenzionali. Ciò rappresenta un ostacolo significativo agli sforzi di intervento precoce e di contenimento.