Sinner, così ha cambiato il volto del tennis italiano (48 anni dopo Panatta): i genitori, gli allenatori internazionali, i viaggi

Sul cemento di Melbourne, Jannik ha piazzato il primo colpo su questa superficie della storia del nostro paese

Sinner, così ha cambiato il volto del tennis italiano: i genitori, gli allenatori internazionali, i viaggi

di Giuseppe Mustica

L'italiano lo ha iniziato a parlare a 14 anni, quando ha deciso di trasferirsi in Liguria capendo che dopo gli scii - campione anche lì - il suo sport sarebbe stato quello con la racchetta. Jannik Sinner cambia lo storia di questo sport, perché è uno che ci ha creduto sempre, perché non si è mai fermato, perché ha viaggiato molto, cercando di migliorarsi. Vince dappertutto, non solo sulla terra battuta come era capitano a Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta, trionfatori al Roland Garros. Vince dappertutto perché ha deciso questo, lo ha deciso lui con quelle che sono state le sue scelte di vita. Sinner non si è mai fermato ed è ancora giovanissimo, può solo crescere. Può solo migliorare. Può imparare ancora altre lingue. Può ancora regalarci emozioni del genere. Perché quello che è successo questa mattina è paragonabile solamente a quello che ha fatto Jacobs alle Olimpiadi vincendo la gara regina: i 100 metri. Molti credevano che non avrebbero mai vissuto un momento del genere. Ed è il secondo in pochi anni. Sì, ci eravamo andati vicini con Matteo Berrettini nel pomeriggio di Londra che poi ha regalato l'Europeo alla nazionale italiana di calcio di Roberto Mancini. C'era anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quella domenica di luglio. Ma è andata male e poi è finita lì, con Matteo fermato dai continui infortuni. E lì è nata la stella di Jannik, che ha stravolto il tennis italiano. Uno stravolgimento storico. 

NUOVA ERA

Il 28 gennaio poco dopo le 13 è iniziata una nuova era dello sport, del tennis italiano. Sul cemento di Melbourne Sinner piazza il primo colpo su questa superficie della storia del nostro paese. Nessuno prima, come detto, ci era riuscito. «Può vincere tornei dello Slam per i prossimi 10 anni» aveva detto ieri Binaghi: il presidente della FederTennis se lo sentiva quasi, e forse nemmeno immaginava questo ribaltone clamoroso: sotto 2-0 con Medveded ha iniziato una rimonta incredibile: forte mentalmente, prima che forte fisicamente. Perché è lì che Sinner fa la differenza: dal «sono morto» detto nel quarto set, all'apoteosi nell'estate australiana senza mollare di un centimetro. Merito anche dei genitori, rimasti a casa, che lo hanno lasciato libero di fare quello che si sentiva:«Auguro a tutti di avere genitori come i miei, che mi hanno lasciato la libertà di scegliere senza mai farmi pressioni».

I VIAGGI

Probabilmente è nel 2022 che è cambiato tutto: quando dopo 8 anni decide di lasciare Piatti per affidarsi a Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Vuole migliorare, ha capito che deve fare una scelta difficile ma corretta per la sua carriera perché cambiare in quel momento può anche sembrare un tradimento. Decide di affidarsi a uomini internazionali che lo portano in giro per il Mondo e che lo aiutano nel suo percorso. La crescita di un uomo prima e di un atleta dopo. Che con la testa dimostra di avere più dei sui anni. Da Montecarlo ad Alicante, in Spagna, per preparare Melbourne.

E la sensazione che non sia finita qui. Una vittoria pazzesca, una delle imprese italiani più grandi di tutti i tempi. Adesso c'è l'acquolina in bocca, per vederlo di nuovo all'opera. Perché noi italiani siamo così, non ci accontentiamo mai, pensiamo ad altro. Come Sinner probabilmente, che già pensa al prossimo appuntamento. 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Gennaio 2024, 11:19
© RIPRODUZIONE RISERVATA