Mattia Polato, stroncato dalla leucemia a 32 anni dopo una vita di battaglia. Per tutti era simbolo di resilienza e amore per la vita

La sorella: «È stato un lottatore fin da piccolo, ora è in cielo a fare motocross accompagnato dalla musica di Vasco Rossi»

Mattia Polato, stroncato dalla leucemia a 32 anni dopo una vita di battaglia. Per tutti era simbolo di resilienza e amore per la vita

di Giovanni Brunoro

SOLESINO (PADOVA) - Addio a Mattia Polato: dopo una vita di sofferenze, è morto a soli 32 anni un ragazzo che a Solesino era diventato un simbolo di resilienza e amore per la vita. La sorella Alessia: «È stato un lottatore fin da piccolo. Ora è in cielo a fare motocross, ovviamente accompagnato dalla musica di Vasco». Mattia si è spento ieri, vinto da una lunghissima lotta contro un male che non gli ha lasciato scampo. In tanti, famigliari in primis, hanno sperato che il decorso della malattia fosse a lui favorevole, che quel male così subdolo e insidioso mollasse la presa. Ma alla fine il ragazzo, per quanto coraggioso e pieno di voglia di vivere, si è arreso, lasciando nello sconforto un'intera comunità. E ora a piangerne la morte sono in centinaia: sui social si moltiplicano i messaggi di cordoglio ei parenti hanno ricevuto decine di telefonate. La storia di Mattia Polato è sempre stata costellata dalla sofferenza, affrontata «a muso duro e senza paura», come dice la sorella Alessia.

LA STORIA

Aveva circa tre anni quando per la prima volta gli era stata diagnosticata la leucemia. All'epoca le cure non erano avanzate come oggi, ma Mattia ce l'aveva fatta: dopo la chemioterapia e il trapianto di midollo la sua vita era ripresa abbastanza normalmente. Faceva i controlli e teneva i valori monitorati, ma era sereno. Aveva studiato al Manfredini di Este e, dopo il diploma, aveva l'occasione di realizzarsi nel lavoro. Ma, una decina di anni fa, un'altra tegola si è abbattuta su quel ragazzo sorridente e determinato: la malattia si era ripresentata in altra forma e bisognava agire quanto prima. Esami, interventi, terapie: da allora la vita di Mattia si è trasformata in una lotta quotidiana.

Nonostante tutto, non ha mai rinunciato a darsi da fare: quando le condizioni di salute lo permettevano, lavorava, fosse anche per qualche ora al giorno. L'importante era darsi da fare e non perdersi d'animo. Poteva contare sempre sull'amore incondizionato di mamma Monica, papà Alfredo e Alessia e della vicinanza sincera della sua Solesino. In paese lo conoscevano tutti: quando stava bene, Mattia amava la compagnia e usciva per bere un caffè e incontrare gli amici di sempre.

LE PASSIONI

Adorava correre con la sua moto da cross e viaggiare verso le più belle spiagge del Mediterraneo. La colonna sonora della sua vita è sempre stata la musica di Vasco Rossi: per lui il cantautore modenese era una vera medicina. Nonostante l'aggravarsi delle sue condizioni, sognava di prendere parte al prossimo tour estivo del "Blasco". Tempo addietro era fatto tatuare sul braccio un passo della canzone "Gli angeli": «Quando ormai si vola, non si può tornare più». Ora Mattia è diventato come il protagonista della canzone e le sue sofferenze hanno trovato pace.

IL RICORDO

Lo ricorda così il sindaco Elvy Bentani: «Era un ragazzo meraviglioso, una persona buona e sensibile». L'amico Andrei, invece, riporta alla memoria un episodio di 15 anni fa: «Le nostre solite domeniche tra polvere, terra, benzina e amici. Quante gare tra di noi, quante corse e quanti sogni. Fai buon viaggio, amico mio, mancherai a tutti noi». I funerali di Mattia si celebreranno lunedì alle 15 nella chiesa di Arteselle.


Ultimo aggiornamento: Sabato 20 Aprile 2024, 13:12
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