Valentino annulla le sfilate di giugno dopo l'addio a Piccioli: «Niente haute Couture a Parigi»

La nota della maison annuncia che non presenterà le prossime sfilate Uomo e Alta Moda previste per giugno

Valentino annulla le sfilate di giugno dopo l'addio a Piccioli: «Niente haute Couture a Parigi»

di Redazione web

L'addio di Pierpaolo Piccioli a Valentino dopo 25 anni di onorato servizio provoca un vero e terremoto per la maison di moda. A seguito dell'ultimo annuncio organizzativo riguardante la direzione creativa della maison, che ha visto appunto l'uscita di Piccioli, in una nota la Valentino ha fatto sapere che non presenterà le prossime sfilate Uomo e Alta Moda previste per giugno, compresa la haute Couture di Parigi.

«La creatività - prosegue la nota - continuerà a guidare l'azienda come pilastro fondamentale, dando forma alle nuove collezioni future in entrambi prêt-à-porter femminile e maschile e haute couture, elevando il dna del marchio, i suoi codici iconici e un patrimonio italiano senza eguali»Intanto si rincorrono le voci su un possibile arrivo, al posto di Piccioli, di Alessandro Michele, ex creative designer di Gucci, voci davanti a cui dalla maison hanno risposto con un secco no comment, fa sapere il Corriere della Sera.

L'ultima intervista di Piccioli

Nel lavoro: la fine o l'inizio? «È sempre un inizio che parte dalla fine. Comincio ogni collezione dall'errore della precedente. Nell'errore c'è un bivio e un'esitazione, ci torno e riparto. È molto importante per me procedere a ritroso: cominciare dalla visione finale. Voglio raccontare la morbidezza negli uomini, per esempio, e penso al cielo. A ritroso tutto si allinea. Diciamo quasi tutto (ride)», dice Piccioli nell'ultima intervista da direttore creativo rilanciata due giorni fa da Hollywood Reporter.

L'intervista è stata raccolta dall'ex direttrice di THR Roma Concita De Gregorio che gli aveva chiesto: Il consenso o l'eresia? «Non puoi generare consenso se cerchi solo quello.

Del resto, quando crei solo consenso non stai facendo niente di nuovo. Il progresso nasce sempre dalla rottura. Non adattarsi all'opinione degli altri. Chi si adatta non crea mai una nuova rotta, non suscita un desiderio. Al massimo, e di solito per poco, crea effimera popolarità per sé stesso». Ma il rosa non è nero, è rosa? «Era il colore stereotipo di un certo tipo di femminilità. Il segno di un colore dipende dal tempo. Nel Cinquecento il rosa era maschile perché veniva dalla porpora. Il manto della Madonna era celeste. Cambiare il senso di un colore, dargli un altro significato mi sembra rilevante. Togliere quell'immagine di femminilità remissiva, restituire potere alle donne sul terreno più arduo: il clichet. Questo è il Pink», risponde Piccioli a De Gregorio.

Qualcuno ha avuto da obiettare? «Sempre. Ma conta il risultato. Cosa arriva alle persone. Se dopo due anni sono pink anche le borse delle catene di supermercati allora qualcosa ha funzionato. Una sintonia con un bisogno, forse». La nudità è strumento di seduzione o gesto di libertà? «Certamente è libertà. Ho fatto una collezione che pensavo come un giardino dell'Eden prima del peccato originale. Volevo liberare il corpo delle donne dallo sguardo desiderante, quindi giudicante. Se ti dicono 'non ti devi scoprire, donna, così non sarai aggredita' io non sono d'accordo ed è mia responsabilità partecipare a questo discorso pubblico». Lei è femminista? «Il femminismo non è delle donne. Non devi fare parte di una minoranza per rappresentarla. O sei civile o sei incivile. Tutti siamo nella battaglia. Il mondo è brutto? Non voglio rifletterlo ma immaginarlo migliore. Sì, sono femminista. Ovviamente»


Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Marzo 2024, 17:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA